Autore: bellunopop

Montagna, ecologia e miopia politica (ovvero dell’ingannevole polemica sui “vincoli ambientali”)Montagna, ecologia e miopia politica (ovvero dell’ingannevole polemica sui “vincoli ambientali”)



Riceviamo e voplntieri pubblichiamo questo comunicato stampa delle associazioni Mountain Wilderness Italia, Cipra Italia, Federazione nazionale Pro Natura, LIPU Italia, Italia Nostra sez. di Belluno, WWF O.A. Terre del Piave, Ecoistituto del Veneto “Alex Langer”, Libera Cadore presidio “Barbara Rizzo”, Ccomitato Peraltrestrade Dolomiti, Gruppo promotore Parco del Cadore.
Da tempo alcuni sindaci ed esponenti politici regionali usano strumentalmente lospopolamento della montagna additandone le cause ai vincoli apposti dalle associazioniambientaliste fin dal 1961. Il Comelico da allora avrebbe perso 2200 abitanti. L’ambientalismo quindi sarebbe la causa dell’impoverimento della montagna.

Sarà bene ricordare a questi sindaci che i vincoli derivano invece dall’art. 9 dellaCostituzione italiana che richiama a una severa tutela del paesaggio.

Essi sono erimangono una garanzia rivolta a tutti i cittadini e alle generazioni future nella difesa dispecifiche qualità paesaggistiche e dei valori universali (non locali) della biodiversità. La sensibilità diffusa per le questioni ambientali si è sviluppata in tempi molto più recenti e,specialmente in Italia, ha trovato poco ascolto nel mondo della politica e degli organismilegislativi. Forse sarebbe il caso di documentarsi prima di esprimersi.

Le prime associazioni per l’ambiente sono nate in Italia a metà degli anni ‘50, con Italia Nostra, ed è poco probabileche in pochi anni siano riuscite a modificare la legislazione.
Recentemente, a Camaldoli (Arezzo), l’ambientalismo italiano ha proposto un Manifesto a favore dello sviluppo e del recupero demografico, ambientale, paesaggistico e sociale dell’intera montagna.
Nessuno dei politici che si stanno scatenando contro i vincoli era presente
a questo convegno di valenza nazionale.
Lo spopolamento della montagna bellunese attinge a ragioni e scelte politiche ben precise:

– assenza in Regione di un progetto a favore delle terre alte;
– erosione continua di servizi essenziali alle popolazioni di montagna: accessibilità, mobilità sostenibile, salute, formazione scolastica, assistenza agli anziani,formazione e costruzione di nuove opportunità lavorative, mortificazionedell’innovazione;
– svendita dei valori e dei beni comuni delle montagne a favore delle necessità dellegrandi aree metropolitane (acque, foreste, natura, cultura, identità, paesaggi, agricoltura autoctona);
– investimento nelle seconde case invece di favorire il turismo alberghiero o degli affittacamere.

Errori strategici, ai quali non si vuole nemmeno oggi porre rimedio.
Ecco quindi, come ricaduta, che una componente della politica regionale e locale siscatena alla ricerca di un colpevole: l’ambientalismo, che purtroppo mai si è trovato a governare né il Bellunese né altre parti della montagna italiana, dove erano altri a dettar legge.

Si tratta di un mondo politico che trova molti consensi elettorali, maincapace di affrontare i veri temi della montagna: sviluppo, qualità, sicurezza,risposte immediate ai giovani, politiche complessive sul lavoro e, in modoparticolare, una attenzione seria ai cambiamenti climatici in atto.

L’ambientalismo, non solo in Cadore, ma qui più che altrove, le proposte le ha avanzate: sul Comelico, sulla mobilità provinciale, sui grandi eventi e come sostenerli, sulla gestione delle acque e dei beni comuni, sui temi della sicurezza.

A proposito di quest’ultimo tema,molti vincoli presenti sono stati dettati proprio dalla necessità di impedire speculazioni inaree a rischio idrogeologico.
Laddove necessario, gli ambientalisti hanno dato il lorocontributo di idee e il loro sostegno per costruire opere di sicurezza e, grazie all’istituto della deroga, sono state realizzate opere importanti che hanno difeso viabilità pubblica e abitati.
I politici che stanno investendo in campagne che alimentano rancore e livore, si impegninopiuttosto ad aprire confronti seri e costruttivi con quanti giorno per giorno lavorano per il bene comune.

Nell’ambientalismo troveranno sempre disponibilità al dialogo e a sostenere proposte valide che abbiano come obiettivo l’interesse generale. Dimostrino di avere coraggio e di investire, a favore della montagna, in intelligenza e non più in speculazioni, per le quali è stato utilizzato comunque e sempre denaro pubblico.

Dalla rivista Panorama del Deutscher Alpenverein una vignetta dal titolo “CUI BONO..?” che ben rappresenta il prevedibile destino di una montagna senza vincoli:

È questo il futuro che vogliamo?

Le Associazioni
Mountain Wilderness ItaliaCIPRA Italia
Federazione nazionale Pro Natura
LIPU
ItaliaItalia Nostra sez. di Belluno
WWF O. A. Terre del Piave
Ecoistituto del Veneto “Alex Langer”
LIBERA Cadore presidio “Barbara Rizzo”
Comitato Peraltrestrade Dolomiti
Gruppo Promotore Parco del Cadore

La terra ci è data in prestito dai nostri figliLa terra ci è data in prestito dai nostri figli

Alex Langer


La figura di Alex Langer e più in generale la questione ecologica sono di nuovo al centro di una puntata di Voci dalel Dolomiti. Ecco il podcast del programma trasmesso in Fm a Radio Cooperativa lo scorso 15 ottobre 2019.
Grazie all’archivio di Radio Radicale proponiamo parte della registrazione di uno storico convegno ambientalista: “La terra ci e’ stata data in prestito dai nostri figli”, che si svolse a Pescara sabato 20 settembre 1986.
Lo facciamo sia per ricordare Alexander Langer, del quale in questo nuovo anno 2020 ricorreranno i 25 anni della scomparsa (avvenuta a Firenze il 3 luglio 1995), sia per sottolineare che esiste un filo verde tra le vicende anche ormai assai remote del movimento ecologista e quanto si muove oggi, specie fra i giovani, per contrastare i processi di degradazioni che a causa del’inquinamento generano malattia, morte e modificazioni climatiche.
Nei prossimi mesi Voci dalle Dolomiti proporrà altri momenti di riflessione su questo tema, anche attraverso contributi audio sui pensieri profondi di Alex Langer, troppo spesso ignorati o dimenticati.

Voci dalle Dolomiti, ecco i nuovi podcast: tra diseguaglianze sociali e resistenza nonviolentaVoci dalle Dolomiti, ecco i nuovi podcast: tra diseguaglianze sociali e resistenza nonviolenta



Oggi nuovo appuntamento con Voci dalle Dolomiti a Radio Cooperativa (come ogni martedì, alle 17.30): il programma è(qui soto il podcast di questa e altre trasmissioni recenti) dedicato al dibattito svoltosi nell’ambito della Conferenza nazionale di Csvnet sul tema “Le disuguaglianze, e come combatterle”, con Sabina Siniscalchi, presidente di Oxfam Italia, e il professor Massimo Baldini, docente di scienza delle finanze all’Università di Modena e Reggio Emilia. Il confronto è stato presentato dalla giornalista Miriam Giovanzana, direttrice della casa editrice Terre di mezzo e già tra i fondatori della rivista Altreconomia.

Ed ecco i podcast delle trasmissioni andate in onda nelle settimane scorse in Fm a Radio Cooperativa

“Le disuguaglianze, e come combatterle” , il podcast di Voci dalel Dolomiti trasmesso a Radio Cooperativa l’8 ottobre 2019.

Innovazione e diseguaglianza sociale: il tema del programma del 18 giugno scorso, che ha proposto una registrazione dal Festival dell’economia

La trasmissione del 24 settembre, prima parte del convegno “Resistenza, nonviolenza, disobbedienza civile (1943-2019, dall’esperienza di allora alle azioni di oggi)”

La trasmissione del 1° ottobre 2019, seconda parte del convegno “Resistenza, nonviolenza, disobbedienza civile (1943-2019, dall’esperienza di allora alle azioni di oggi)”

Intervista con il professor Alberto Castelli sulla figura dell’intellettuale e politico, socialista libertario, russo-italo-francese, Andrea Caffi, la cui famiglia aveva origini bellunesi. Nella seconda parte, intervista con lo scrittore Paolo Cognetti sui temi della montagna e dei suoi libri. Materiali tratti dal’archivio online di Radio Radicale, che ringraziamo.

Ciclabilità in provincia di Belluno: le piste, gli altri percorsi, le connessioni, i circuiti e i progetti. Il punto nella primavera 2019 in un’intervista con Fausto Toccane, presidente dell’associazione Valbelluna Bike.

Le foreste dolomitiche dopo la tempesta Vaia: il convegno (2)Le foreste dolomitiche dopo la tempesta Vaia: il convegno (2)



Ecco il podcast di Voci dalle Dolomiti andata in onda martedì 26 marzo a Radio Cooperativa. Il nucleo del programma è la seconda e ultima parte (qui la prima) delle registrazioni di interventi svolti al convegno “La tempesta Vaia. Disastro o opportunità per le foreste del Nord-Est?”, organizzato a Belluno dalla fondazione Giovanni Angelini – Centro studi sulla montagna, che – come gli altri promotori – merita un caloroso ringraziamento per questa importante iniziativa. Fra gli altri organizzatori figurano il Comune di Belluno; il Dipartimento territorio e sistemi agroforestali (Tesaf) dell’Università degli studi di Padova; la fondazione Teatri delle Dolomiti e la Società italiana di selvicoltura ed ecologia forestale.

“Il convegno dell’8 febbraio scorso – spiega la fondazione bellunese nel suo sito Web – è stata una vera occasione di confronto sulla tempesta Vaia, oltre che sul futuro incerto dei boschi e dell’economia forestale italiana.

Oltre a fare il punto sulle stime dei danni provocati da VAIA, con riflessioni su paesaggio e valori naturalistici dopo la tempesta e considerazioni sui sistemi di utilizzazione del legname danneggiato, si è parlato di pianificazione forestale e analisi dei rischi, di strategie di conservazione per la trasformazione tecnologica e di sfide dei cambiamenti climatici futuri per l’adattamento delle foreste colpite, anche con il proposito che Vaia possa diventare una vera lezione per una «distruzione creativa»”.

Nelle pagine online della fondazione Angelini sono disponibili i video di tutti gli interventi svolti al convegno, che si è tenuto al teatro Comunale.

Le foreste dolomitiche dopo la tempesta Vaia: il convegno (1)Le foreste dolomitiche dopo la tempesta Vaia: il convegno (1)



Ecco il podcast di Voci dalle Dolomiti andata in onda martedì 19 marzo a Radio Cooperativa. Sono state proposte alcune delle registrazioni di interventi svolti al convegno “La tempesta Vaia. Disastro o opportunità per le foreste del Nord-Est?”, organizzato a Belluno dalla fondazione Giovanni Angelini – Centro studi sulla montagna, che – come gli altri promotori – merita un caloroso ringraziamento per questa importante iniziativa. Fra gli altri organizzatori figurano il Comune di Belluno; il Dipartimento territorio e sistemi agroforestali (Tesaf) dell’Università degli studi di Padova; la fondazione Teatri delle Dolomiti e la Società italiana di selvicoltura ed ecologia forestale.

Questa è la prima parte degli interventi, la seconda è stata trasmessa la settimana dopo ed è disponibile qui.

“Il convegno dell’8 febbraio scorso – spiega la fondazione bellunese nel suo sito Web – è stata una vera occasione di confronto sulla tempesta Vaia, oltre che sul futuro incerto dei boschi e dell’economia forestale italiana.

Oltre a fare il punto sulle stime dei danni provocati da VAIA, con riflessioni su paesaggio e valori naturalistici dopo la tempesta e considerazioni sui sistemi di utilizzazione del legname danneggiato, si è parlato di pianificazione forestale e analisi dei rischi, di strategie di conservazione per la trasformazione tecnologica e di sfide dei cambiamenti climatici futuri per l’adattamento delle foreste colpite, anche con il proposito che Vaia possa diventare una vera lezione per una «distruzione creativa»”.

Nelle pagine online della fondazione Angelini sono disponibili i video di tutti gli interventi svolti al convegno, che si è tenuto al teatro Comunale.

Tempesta Vaia: recupero dei boschi e condizione della fauna selvaticaTempesta Vaia: recupero dei boschi e condizione della fauna selvatica



La condizione dei boschi e della fauna selvatica a oltre quattro mesi dalla tempesta Vaia che ha travolto le Dolomiti. È stata la pagina principale di Voci dalle Dolomiti, trasmesso il 12 marzo 2019 a Radio Cooperativa.
Nella seconda parte si parlerà della Resistenza nel Bellunese durante l’occupazione nazista e si rievocheranno in particolare alcuni episodi tragici quale l’impiccagione di dieci partigiani al Bosco delle Castagne, il 10 marzo 1945.

Mattarella nel Bellunese: appello al presidente sull’urgenza dell’autonomia provinciale e sull’ostracismo centralista della RegioneMattarella nel Bellunese: appello al presidente sull’urgenza dell’autonomia provinciale e sull’ostracismo centralista della Regione



Oggi il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è in visita ufficiale nel Bellunese. Prima a Longarone per rendere omaggio alle quasi duemila vittime del disastro del Vajont (9 ottobre 1963), poi per fare il punto di persona sui danni e sulla ricostruzione dopo la tempesta Vaia, infine per un incontro con la comunità bellunese, al teatro Comunale del capoluogo.

Ci sarà anche l’occasione di ricordare al presidente una serie di gravi criticità socioeconomiche e i relativi correttivi istituzionali e politici richiesti dal territorio (vallate dolomitiche che si spopolano rapidamente, carenza di strumenti adeguati di governo locale, urgenza del riconoscimento a questa provincia alpina in difficoltà di uno status di autonomia provinciale a prescindere dai destini dell’autonomia richiesta dalla Regione Veneto).
Sergio Mattarella, dunque, potrà ascoltare e leggere le analisi e le proposte politiche bellunesi, malgrado la Regione Veneto abbia dimostrato anche in questa occasione il suo ben noto centralismo, con il presidente Luca Zaia che ha accentrato su di sé pure la “regia” della visita presidenziale a Belluno, dopo essersi fatto nominare nell’autunno scorso commissario straordinario per la ricostruzione dopo l’ondata di maltempo di fine ottobre 2018. Diversamente, le vicine Province autonome di Trento e Bolzano provvedono direttamente a progettare gli interventi nei rispettivi territori.

D’altra parte, l’ostracismo veneziano nei riguardi dell’autonomia bellunese è conclamato e arriva finanche a disattendere le norme che la Regione stessa si è data negli ultimi anni (nuovo Statuto e relativa legge attuativa del trasferimento di numerose competenze alla Provincia di Belluno). Da anni Venezia mena il can per l’aia per perdere tempo, spesso con un insopportabile tono paternalista nei riguardi delle comunità dolomitiche bellunesi.

L’impressione forte, in realtà, è che la Regione di pianura e di mare voglia semplicemente mantenere il controllo sulla sua “dependance” alpina e non abbia alcuna intenzione di vederla protagonista di un percorso di autonomia e magari di rinascimento. Meglio se i montanari continuano a dipendere dal potere lagunare e dalla sua demagogia, se continuano a pietire allo Zaia di turno interventi spot per salvare il salvabile.
Ma è di tutta evidenza che così non si potrà andare avanti a lungo. Se a Roma ci fosse un legislatore lungimirante prenderebbe atto dell’esigenza indifferibile di assicurare uno status istituzionale differenziato (maggiori poteri e risorse locali) ai territori difficili di montagna come quello bellunese.

Se invece si continuerà a tirare la corda, lasciando la scena allo Zaia di turno (subordinando ancora le esigenze delle terre alte a quelle delle pianure metropolitane), quella corda potrebbe anche rompersi.

Ecco, in proposito, qui di seguito, la lettera aperta con cui il movimento Belluno autonoma Regione Dolomiti rivolge un appello al presidente Mattarella per ricordargli che le nostre comunità meritano finalmente risposte serie.


Illustrissimo Presidente Mattarella, 

Le scriviamo questa lettera aperta nell’impossibilità di incontrarla direttamente durante la sua visita nella nostra Provincia.
 

Sinceramente, avremmo preferito, dopo sedici anni dall’ultima visita di un Presidente della Repubblica a Belluno, che ci fosse un momento di maggiore condivisione popolare, invece di un incontro in un teatro a numero chiuso.
 

A questo proposito, Lei di certo saprà che la nostra provincia è una delle più sicure d’Italia e noi bellunesi siamo gente disciplinata e lavoratrice, abituata a sopportare con pazienza le avversità di un ambiente magnifico, ma difficile.  

Negli ultimi anni, però, abbiamo però l’impressione che lo Stato italiano abbia abusato di questa pazienza, dimenticandosi del nostro contributo, in termini di lavoro, ingegno ed anche vite umane, alla crescita del nostro Paese.  

Siamo orgogliosi che Lei venga ad onorare i nostri morti e i nostri boschi distrutti, ma ci aspettiamo un riconoscimento di quanto lo Stato, di cui Lei oggi è Capo, in questi anni non ha fatto per il Bellunese.

Le ricordiamo la proroga del commissariamento della nostra Provincia per ben tre anni, dal 2011 al 2014, senza convocare, in spregio a tutte le leggi vigenti, elezioni democratiche, ed anche l’applicazione anche alla nostra Provincia della sciagurata legge n°56/2014, che ha consegnato il nostro Ente di riferimento, a causa degli sconsiderati tagli di bilancio e della riduzione del personale, nelle mani di una Regione che ci è matrigna, piuttosto che madre. La Regione Veneto riconosce nel suo Statuto la speciale situazione di provincia interamente montana, ma non lo ha mai applicato.

Le evidenziamo il mancato ripristino, dopo il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, degli organi elettivi e delle risorse della nostra Provincia, come richiesto anche dal rapporto del Congresso delle Autonomie locali del Consiglio d’Europa del 26 settembre e del 17 ottobre 2017. (Protocollo CG33(2017)17AMDT).

Oltre a questo, non possiamo accettare i pesanti tagli al bilancio dei nostri Comuni che sono stati privati, pur essendo tutti montani e già sottofinanziati prima della crisi, delle risorse minime per provvedere ai bisogni dei loro cittadini. 

Ci aspetteremmo, inoltre, fatti concreti, oltre alle promesse mai mantenute da decenni dalla politica regionale e nazionale, di riconoscere l’autonomia e il diritto all’autogoverno delle popolazioni alpine della Provincia di Belluno, costrette, ogni giorno, a confrontarsi con l’efficienza e la disponibilità di mezzi e competenze delle confinanti Regioni e Province a statuto speciale. 

Vorremmo fosse riconosciuta, a nome dello Stato e del Parlamento, l’inadempienza verso gli otto comuni che hanno il diritto, sulla base di referendum ai sensi dell’art. 132 comma 2° della Costituzione, di passare ad una confinante Provincia a statuto speciale. Anche se non siamo affatto contenti che delle nostre comunità ci abbandonino, non possiamo negare loro il diritto alla sopravvivenza.  

Si sottolinea che le scelte del Parlamento e dei Governi della Repubblica  hanno privato le nostre comunità degli strumenti per contrastare l’emigrazione di migliaia di giovani e lo spopolamento delle nostre vallate, mentre continua l’indifferenza verso la nostra minoranza linguistica ladina e l’arrogante commiserazione con cui siamo sempre trattati.

Nessuno però si ricorda che meno di duecentomila bellunesi contribuiscono alla ricchezza di questa nazione con un P.I.L. di 5 miliardi e 700 milioni di Euro e con un residuo fiscale di quasi un miliardo. Ogni giorno, noi vediamo i nostri confinanti Trentini e Sud-Tirolesi andare avanti, mentre noi continuiamo a scivolare indietro.  

Le ricordiamo, inoltre, che, insieme al referendum promosso dalla Regione Veneto nel 2017, c’è stato un altro contestuale referendum, organizzato dalla Provincia di Belluno, con il quale si chiede, ai sensi dell’art.116 della Costituzione, maggiori risorse, competenze ed autonomia. È inaccettabile perdere ancora tempo di fronte alla richiesta di maggior efficienza nel governo del territorio di popolazioni che contribuiscono alla ricchezza e allo sviluppo di questo Paese. Se lo Stato riceve i nostri tributi deve lasciarci competere con le autonomie speciali ai nostri confini, in Europa e nel mondo.  

Stia pur certo, Signor Presidente, che i bellunesi continueranno ogni giorno a fare con dedizione il loro dovere, ma è ormai inaccettabile che lo Stato italiano non faccia il proprio, riconoscendo a questa terra democrazia, competenze e risorse per un efficiente autogoverno. 

Benvenuto nelle Dolomiti bellunesi, che sono un patrimonio dell’Umanità, non del Veneto. 

Belluno, 12 marzo 2019″

Le Province, snodo della democrazia e presidio territoriale. Ma si torni all’elezione diretta. Il Bard plaude a MattarellaLe Province, snodo della democrazia e presidio territoriale. Ma si torni all’elezione diretta. Il Bard plaude a Mattarella



[riceviamo dal movimento Belluno autonoma Regione Dolomiti (Bard) e volentieri pubblichiamo]
Un saluto che è un chiaro messaggio politico a sostegno delle province, del loro ruolo e dell’elettività dell’ente: così il movimento Belluno Autonoma Regione Dolomiti legge il messaggio inviato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, all’Assemblea dell’Unione delle Province di Italia, riuniti oggi a Roma.


«Le parole del Presidente Mattarella sono quelle di un uomo di Stato e di democrazia, che ha capito il vero ruolo degli enti locali e del loro rapporto con il territorio. – commentano dal movimento – È ancora più importante leggere il riferimento e l’attenzione alle condizioni delle zone interne e montane; da bellunesi, sentiamo la perfetta aderenza delle considerazioni del Presidente alla nostra realtà, e il fatto che il ruolo delle province sia fondamentale anche nei pensieri della più alta carica dello Stato ci conforta».

Diversi i passaggi del saluto del Presidente che hanno attirato l’attenzione del direttivo BARD: “L’Italia di domani, cui guarda il tema prescelto per l’Assemblea, è l’orizzonte comune al quale tendere in una prospettiva di equilibrata distribuzione di competenze e responsabilità fra i livelli di governo, secondo i principi costituzionali di autonomia, sussidiarietà e buon andamento dell’amministrazione. – si legge nella nota del Quirinale – A fronte di obiettivi di semplificazione istituzionale, di revisione della spesa e di efficientamento amministrativo, che hanno motivato gli interventi di riordino degli anni passati, permane l’esigenza di presidiare adeguatamente funzioni di delicata e impegnativa rilevanza per la vita dei territori, dall’edilizia scolastica alla viabilità, che impattano direttamente su diritti primari delle persone, quali istruzione, mobilità, sicurezza. Recenti eventi calamitosi hanno, inoltre, ricordato l’importanza che, in un’ottica di coesione sociale e territoriale, la programmazione di area vasta consenta di ridurre le condizioni di ritardo e svantaggio di zone interne e montane, la cui qualità di vita è spesso strettamente correlata proprio allo stato della viabilità secondaria, dei trasporti e dell’ambiente”.


In evidenza anche il passaggio sul possibile ripristino dell’elettività: “Nel percorso di revisione organica dell’ordinamento delle province e città metropolitane – fra gli obiettivi del tavolo istituito di recente presso la Conferenza Stato-Città – potrà essere valutata la coerenza del quadro legislativo vigente, anche riguardo all’allocazione delle funzioni e delle risorse necessarie per il loro esercizio, nonché alla legittimazione degli organi elettivi”, continua la lettera; «Le parole del Presidente ricordano quanto noi ribadiamo a livello locale da anni. – concludono dal BARD – Competenze, risorse, elettività, legittimazione democratica: questi sono i perni sui quali si fonda la forza e la dignità di un ente locale e, di riflesso, del suo territorio. Speriamo che il messaggio del Presidente della Repubblica venga recepito dalle forze politiche e si metta finalmente fine all’agonia e alla vergogna alle quali le province italiane sono state condannate negli ultimi anni».

Un primo segnale è arrivato in questo senso è arrivato dal neo-eletto Presidente nazionale dell’UPI, Michele de Pascale, Presidente della Provincia di Ravenna: «Le Province devono essere considerate un’opportunità, e Governo e Regioni devono considerare queste istituzioni quali sede naturale per le funzioni amministrative. Certo però che al decentramento delle funzioni devono corrispondere le risorse. L’emergenza finanziaria è ancora la priorità: le risorse per assicurare i servizi, per garantire la sicurezza delle scuole, per la manutenzione dei 130 mila chilometri di rete viaria. È su questo che continueremo a chiedere risposte al Governo, questa è la nostra battaglia principale. Quanto poi alle questioni istituzionali è chiaro che la legge Delrio deve essere al più presto rivista profondamente, perché ormai non è più coerente. Dalla nostra esperienza possiamo dire che il sistema di elezione di secondo grado non funziona, perché produce sui territori un conflitto di interesse tra le funzioni di Sindaco e Presidente di Provincia. Per questo se Governo e Parlamento, proporranno il ritorno all’elezione diretta, avranno il nostro sostegno», le prime parole del nuovo presidente.

Belluno autonoma Regione Dolomiti (Bard)

“Alziamo la voce”, la canzone bellunese per aiutare la ricostruzione dopo il maltempo e le devastazioni“Alziamo la voce”, la canzone bellunese per aiutare la ricostruzione dopo il maltempo e le devastazioni

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[riceviamo dal Comune di Belluno e volentieri pubblichiamo]

È online da mercoledì 12 dicembre il brano “Alziamo la voce”, acquistabile dal sito www.bellunoalzalavoce.it e realizzato da oltre 50 giovani cantanti e musicisti bellunesi: il ricavato delle vendite e delle donazioni libere saranno destinate al Comitato Gocce di Sole Onlus, che a sua volta le devolverà al Comune di Belluno per la ricostruzione del Parco Fluviale di Lambioi.

La presentazione del brano si è svolta a Palazzo Rosso: «Quando ho visto quanto era successo nella nostra provincia, mi si è spezzato il cuore. Oggi mi si è riempito quando ho visto questo lavoro, sentita la canzone, ascoltato le parole e ammirato il lavoro dei ragazzi. È bellissimo vedere che c’è qualcuno che non aspetta seduto che siano “gli altri” a fare, a intervenire, ma si alza e si mette in gioco in prima persona, con quello che può fare e con le abilità che ha»; queste le prime parole dell’assessore Valentina Tomasi al termine dell’anteprima del videoclip del brano.

Un brano nato in pochissimi giorni, dall’idea di alcuni musicisti e con il supporto di cantanti, fotografi, videomaker e tante altre realtà: «Era la notte del 2 novembre, – ricorda Alessandro Casol, uno degli ideatori dell’iniziative – ero a Milano e continuavo a ricevere le foto del disastro in tutta la provincia; ho subito pensato a cosa potessi fare, la mia passione è la musica e ho scritto ad alcuni amici: il giorno dopo, eravamo in molti, qualcuno aveva già iniziato a lavorare, chi alla base, chi ai testi. In neanche 20 giorni, siamo passati dall’idea alla registrazione, coinvolgendo più di 50 giovani artisti bellunesi. È un messaggio d’amore verso chi è stato colpito, ma è anche un appello al nostro territorio perchè deve farsi sentire in questo momento di difficoltà».

Alessandro Casol, promotore di “Belluno alza la voce”

Il ricavato della vendita del brano sarà devoluto al Comitato Gocce di Sole Onlus: «Conosciamo molti di questi ragazzi, che hanno collaborato con noi per altri eventi di beneficenza. – spiega la presidente, Manuela Selvestrel – Quando abbiamo saputo di questa idea, ci siamo messi subito a disposizione: visto che il Parco Fluviale di Lambioi è stato un punto di ritrovo per i giovani, le famiglie, i bambini, ma anche teatro di eventi musicali, abbiamo deciso di impegnarci per ricostruirlo e poterlo riaprire alla città».

Alla premiere del video – inedito e “top secret” fino ad oggi, così come il brano – hanno assistito anche il Sindaco di Belluno, Jacopo Massaro, e il Presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin.
«La popolazione bellunese è abituata ad aiutare, in tutte le grande emergenze nazionali; oggi capiamo cosa significa aver bisogno e ricevere supporto, ed è una grande emozione. – commenta Massaro – Mi piace sottolineare come questa iniziativa sia nata da un gruppo di giovani: spesso vengono attaccati e criticati, ma quanto successo ha permesso di saldare le generazioni in nome della solidarietà».

Sul valore della solidarietà ha insistito anche il Presidente Padrin: «È un’iniziativa che fa riflettere, che crea unità e condivisione; si riceve una grande forza nel donare il proprio tempo a chi soffre. Questi ragazzi si sono impegnati moltissimo per questo brano e riceveranno dalla Provincia tutto il sostegno possibile per valorizzare il loro lavoro».

Roberto Padrin, presidente della Provincia di Belluno

Il brano è acquistabile solamente online dal sito www.bellunoalzalavoce.it , si potrà scaricare con una donazione con carta di credito di 2 euro o più; sempre dal sito, sarà possibile anche fare una donazione libera via bonifico al Comitato Gocce di Sole, che però per ora non dà diritto al download della canzone. Nelle prossime settimane, la canzone sarà acquistabile anche su Amazon e Itunes.
Il videoclip del brano è già caricato su YouTube.

Dagli artisti è partito anche un appello: «Abbiamo già ricevuto molte richieste di poterlo avere su supporto fisico. – spiega Casol – Per stampare su cd 1000 copie, sono necessari 700 euro; stiamo cercando degli sponsor che ci possano sostenere nell’investimento».

Valentina Tomasi, assessore comunale a Belluno
Manuela Selvestrel, presidente del comitato Gocce di Sole

IL COMUNICATO DEGLI ARTISTI

BELLUNO ALZA LA VOCE CON UN BRANO E UNA RACCOLTA FONDIÈ ONLINE IL BRANO DOVE CIRCA 50 CANTANTI E MUSICISTI BELLUNESI RACCONTANO LAVOGLIA DI RICOSTRUIRE E RIPARTIRE DEL TERRITORIO DOPO IL MALTEMPO CHE HADURAMENTE COLPITO LA PROVINCIA LO SCORSO OTTOBRE.

Da oggi sul sito bellunoalzalavoce.it è disponibile il brano “Alziamo la voce”, realizzato dauna cinquantina di musicisti e cantanti, ed è attiva la raccolta fondi a favore del territoriobellunese.

L’ondata di maltempo che ha messo in ginocchio il belluneseL’ondata di maltempo che lo scorso ottobre ha colpito diverse zone d’Italia ha messo a duraprova anche il territorio bellunese: tre vittime, alberi sradicati, strade e case distrutte, fiumi etorrenti esondati, zone alluvionate, interi paesi senza luce né acqua per giorni.I danni, stimati per decine di milioni di euro, provocati dalle piogge incessanti e dal vento,sono stati ingenti in tutta la provincia che ha però subito reagito con forza attivandosi per la ricostruzione.

Chitarre, parole, amore, conforto e speranza: la voglia di un gruppo di giovani diripartireNato da un’idea di Alessandro Casol, Davide De Faveri e Andrea Albano, subito accolta datanti amici cantanti, musicisti e professionisti, il brano “Alziamo la voce” vuole ​ raccontarel’animo forte e tenace dei bellunesi che, in poco tempo e senza grandi proclami, hannosaputo ripristinare molti dei danni causati dal maltempo, e vuole dare un aiuto concreto alterritorio grazie a una raccolta fondi per la ricostruzione.

“È importante rialzare la testa e comunicare al mondo che siamo ancora qui. Crediamofermamente che quanta è la quantità di fango riversatasi sulle nostre case, tanta è laquantità di fango che opprime le menti e i cuori di tutti noi, e che spinge per uscire.E per questo tipo di fango non c’è pala che tenga, ma amore, conforto e speranza e noi,artisti della provincia di Belluno, ci sentiamo in dovere di fare la nostra parte.”

Una cinquantina di cantanti e musicisti uniti danno voce al territorio feritoSono una cinquantina i cantanti e i musicisti che hanno voluto regalare la loro voce alterritorio ferito.Stili, background ed esperienze differenti uniti per l’obiettivo comune, per realizzare unbrano che racconta la fatica e le emozioni vissute dalla popolazione in quei giorni difficili, maanche la forza e la tenacia della ricostruzione.
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TUTTI I PROTAGONISTI

TESTI
Davide De Faveri, Marco Dal Farra, Andrea Mole Riva, Raffaele Azzolini, INCULTO (Giovanni
Lotto)
MUSICA
Davide De Faveri, Andrea Albano, Paolo Fornasier, Alessandro Casol
REGISTRAZIONI e MIXAGGIO
Giampaolo Rossi de Il Terzo Mondo Recording Studio
MASTER
Marcello Batelli
ARTISTI
Francesco Bressan, Damiano Grando, Yuri Piccolotto, Fabio Reolon, Jesai Fiabane, Paolo
Molaschi, Mosè Andrich, Nicola Menel, Andrea Albano, Paolo Fornasier, Alessandro Casol,
Alex Martello, Jessica Da Re, Diego Lavina, Matteo Squaiera, Davide De Bona, Selena Peroly,
Renato Pagno Pagnussat, Nicola Bortot, Jessica Lena, Nicola Corso, Mattia Andrich, Michele
De Bona, Davide Nenci, Marco De Paoli, Maria Donadel, Marco Dal Farra, Davide Antonietti ,
Layla Antonietti, Valeriano De Zordo, Simone Inguanta, Marco De Pellegrin, Andrea Mole
Riva, Raffaele Azzolini, Giovanni Lotto, Martino Fregona, Davide De Faveri, Letizia Donadel,
Francesco Donadel, Coro MusiCol di Colle Santa Lucia.
GRAZIE A
Comitato Gocce di Sole Onlus, Associazione Amici della Musica di Ponte nelle Alpi, Romano
De Carlo di Artesound Tube Amp, Belluno Ciack, Rosso Teatro, Matteo Crema, Roberto De
Pellegrin, Nicola De Gol, Damiano Dall’Ó, Francesco Roldo, Daniele De Cian, Valentina
Gregato, Dario De Leonardis, Alberto De Nart.
CON IL PATROCINIO DI
Provincia di Belluno, Comune di Belluno


bellunoalzalavoce.itinfo@bellunoalzalavoce.it

Gli alberi abbattuti dal vento e il futuro dei boschi: ripartire con calma nel segno della biodiversità senza ripetere gli errori del passatoGli alberi abbattuti dal vento e il futuro dei boschi: ripartire con calma nel segno della biodiversità senza ripetere gli errori del passato



[riceviamo e volentieri pubblichiamo]

La tavola rotonda sul tema “Dopo le devastazioni, quale futuro dei nostri boschi” tenuta venerdì 7 dicembre a Pieve di Cadore dalle Associazioni firmatarie ha offerto vari spunti per la discussione che, da qui in futuro, si andrà sicuramente sviluppando.

Possiamo così riassumere le prime valutazioni cui sono giunti i relatori Michele Da Pozzo, Luigi Casanova e Cesare Lasen.

 –Di fronte a una bufera di carattere eccezionale con venti anche a200km/h neanche il bosco più “naturale” può resistere, ma è anche vero che le modalità di cura dell’uomo hanno in molti casi reso assai più vulnerabili i nostri boschi. Per motivazioni esclusivamente economiche si è incoraggiato in maniera assolutamente esagerata l’abete rosso, dalle radici superficiali, a scapito di altre specie, si sono così “costruiti” boschi monospecifici e con scarsa biodiversità, radi, con piante tutte della stessa età e conformazione, e pertanto fragili, non in grado di opporsi alla violenza del vento,che così trova facilmente varchi in cui insinuarsi .

–Quel che è successo deve essere occasione di serio ripensamento ed orientare per il futuro le scelte dei forestali, sempre più verso la selvicoltura naturalistica che tiene conto ed asseconda il naturale sviluppo del bosco senza eccessive forzature.

– No quindi a piantagioni generalizzate, ma sì anche alla naturale propagazione dei semi che la natura stessa sceglie meglio, forse, di quanto sappiamo fare noi.

– Dopo i tagli e dopo l’asporto dei tronchi abbattuti, vanno riposizionate le ceppaie rimaste rovesciate con tutta la zolla, al fine di creare dei punti di resistenza a frane e valanghe su versanti rimasti pericolosamente deserti.

–No soprattutto al recupero ad ogni costo dei tronchi: è assodato che incerte zone a rischio anche i tronchi caduti svolgono un’efficace azione di protezione contro frane e valanghe. Inoltre il recupero in versanti esposti, o comunque impervi, costringerebbe ad un gran numero di nuove opere, come piste e strade forestali e teleferiche, che oltre al costo, potrebbero di per sé contribuire negativamente alla stabilità dei versanti.

–Non affidarsi alla fretta e comunque all’emotività: gli alberi non sono “pericolosi”, non sono i nostri nemici, anzi, sono i nostri migliori alleati nella lotta contro i mutamenti climatici in quanto divorano CO2 e la immagazzinano sotto forma di legno. Questi eventi catastrofici hanno definitivamente dimostrato l’infondatezza del luogo comune degli ultimi anni per cui il “bosco che avanza” veniva ritenuto un danno.

–Conseguentemente e logicamente ci si aspetta che tutti i tagli già programmati vengano sospesi per un congruo numero di anni e che vadano rivisti, zona per zona, tutti i piani economici

–Alcuni interventi dal pubblico hanno evidenziato il pericolo di un più che discutibile proliferare di centrali a biomasse per il riscaldamento. Se il contrasto ai cambiamenti climatici diventerà uno degli impegni più urgenti dei governi su tutto il pianeta, bruciare grandi quantità di legno, con liberazione di CO2, polveri sottili e calore, sarebbe un’inaccettabile contraddizione. Finita la devastazione dei torrenti con le centraline idroelettriche, comincerà l’assalto ai contributi per le centrali a biomassa? Bruciare legna non è sempre una scelta ecologica.

–Cerchiamo di considerare quel che è successo anche come una opportunità: reinvestire e ritornare a lavorare il territorio in modo sciente e cosciente: non lasciamo i nostri boschi in mano ai boscaioli macedoni o ai mercanti austriaci!

Le Associazioni avvertono la necessità di una decisa azione di informazione e formazione diffuse, anche per capitalizzare le conoscenze che si stanno diffondendo sulla corretta gestione dei boschi. E quindi dopo questo primo incontro, dal quale uscirà uncontributo anche pratico alle scelte che Sindaci, Enti, Regole e Privati sono chiamati a fare, hanno in programma di affrontare alle radici le problematiche dei mutamenti climatici cercando di rispondere alle domande “Perché si è prodotto tutto questo? E “Siamo ancora in tempo a rimediare?” Interrogativi che saranno oggetto dei successivi incontri in programmazione nei primi mesi del prossimo anno.

13 dicembre 2018

Associazioni:

CIPRA Italia 						 
WWF O.A. Terre del Piave
Mountain Wilderness
Comitato Peraltrestrade Carnia-Cadore
LIBERA Nomi e Numeri contro le mafie Italia Nostra sezione di Belluno Ecoistituto Veneto “Alex Langer”
Gruppo Promotore Parco del Cadore


L’uragano sulle Dolomiti: il racconto di Franco Del Moro. La natura, la montagna, il rispetto, la paura e la distanza salottiera delle metropoliL’uragano sulle Dolomiti: il racconto di Franco Del Moro. La natura, la montagna, il rispetto, la paura e la distanza salottiera delle metropoli



Franco Del Moro, musicista, scrittore e editore (di libri e della storica rivista letteraria Ellin Selae) ha raccontato ai microfoni dell’emittente agordina Radiopiù ciò che ha vissuto nei giorni dell’uragano, dentro casa, a Rivamonte. Del Moro, che vive da circa un anno in provincia di Belluno, ci dona una riflessione vera e cruda di che cosa significa vivere in montagna e fare un’esperienza diretta con la forza della natura che si ribella.

Una riflessione sul nostro ruolo di esseri umani dentro la natura. Una riflessione sull’illusione di poter affidare le nostre vite alla tecnologia: più un bel giorno un vento a 200 all’ora spazza via tutto, tralicci elettrici compresi, e ci ritroviamo al lume di candela, senza collegamenti né virtuali né reali, con il solo calore delle stufe a legna (se ne possediamo almeno una).

Ma nelle remote metropoli in cui si decidono anche i destini delle comunità di montagna la drammaticità di tutto ciò è quasi sempre totalmente incompresa, se non addirittura declinata in forme neoromantiche che gridano vendetta… al cielo.
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Maltempo sulle Dolomiti, le devastazioni e la ricostruzione: intervista con Diego CasonMaltempo sulle Dolomiti, le devastazioni e la ricostruzione: intervista con Diego Cason



Le devastazioni del maltempo e la ricostruzione sono il tema di Voci dalle Dolomiti trasmesso il 6 novembre 2018 a Radio Cooperativa. Ascolteremo l’analisi di Diego Cason, sociologo e attivista del movimento Belluno autonoma Regione Dolomiti.
Al centro della conversazione un esame dei gravi danni, le modalità per un rapido ritorno alla normalità, la necessità di un coordinamento con le province vicine e l’esigenza sempre più evidente di uno status istituzionale differenziato per la montagna bellunese, per elaborare e finanziare politiche adeguate alle criticità di un territorio fragile, complesso e sempre più a rischio spopolamento.

Piogge e vento anche oltre i 200 Km/h hanno colpito buona parte del Bellunese, ma anche vaste zone del Trentino, del Sudtirolo e delle aree montane del Friuli e del Vicentino: foreste abbattute, case scoperchiate, locali allagati dal fango, strade distrutte da frane e esondazioni, acquedotti danneggiati, abbattute dal vento intere linee elettriche di cui da anni si chiede l’interramento.

Ma anche la tragedia di migliaia di animali selvatici morti nelle foreste devastate, come sottolinea Mountain Wilderness, chiedendo la chiusura della caccia in tutte le province colpite.