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Resistenza e memoria, il partigiano Romo (1922-2015): “Dal primo momento contro fascisti e nazisti”Resistenza e memoria, il partigiano Romo (1922-2015): “Dal primo momento contro fascisti e nazisti”



Ecco la puntata del 18 e del 25 aprile 2023 andata in onda a Radio Cooperativa, in Fm e streaming.
È un’intervista registrata nove anni fa a casa di Egildo Moro, il partigiano “Romo”, classe 1922.

Fu parte del primo nucleo della Resistenza bellunese (quello sorto alla casera la Spàsema, sopra Lentiai nell’autunno 1943) al quale si unì nell’inverno, in val Mesaz, sopra Longarone, nella zona del Vajont.

Romo, scomparso il 28 febbraio 2015, era di Mestrino, vicino a Padova, ma poco dopo l’8 settembre 1943 si spostò in provincia di Belluno.

Addio a Giorgio Santomaso, instancabile esploratore dell’umanitàAddio a Giorgio Santomaso, instancabile esploratore dell’umanità



Giorgio era un caro amico. Una persona sempre mossa dall’empatia verso l’Altro e dal desiderio di comprendere anche i risvolti più complessi delle vicende umane.

Le ingiustizie sociali, le guerre, la crisi ecologica, l’immigrazione e molto altro.

Un giorno di fine marzo di lui non abbiamo più avuto notizie. È uscito dalla sua abitazione di Trento e non è più rientrato. Qualche giorno dopo è stato ritrovato purtroppo senza vita, vicino a un sentiero nel Bosco della città. Aveva 59 anni.

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Storia della Resistenza (e oltre): il ruolo prezioso dell’Isbrec a BellunoStoria della Resistenza (e oltre): il ruolo prezioso dell’Isbrec a Belluno



Ecco il podcast di Voci dalle Dolomiti andata in onda martedì 7 aprile 2020 a Radio Cooperativa. Il programma è stato un viaggio alla scoperta dell’Isbrec, l’Istituto storico bellunese della Resistenza e dell’età contemporanea, che fin dalla metà degli anni Sessanta produce cultura di alto livello.

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Voci dalle Dolomiti, ecco i nuovi podcast: tra diseguaglianze sociali e resistenza nonviolentaVoci dalle Dolomiti, ecco i nuovi podcast: tra diseguaglianze sociali e resistenza nonviolenta



Oggi nuovo appuntamento con Voci dalle Dolomiti a Radio Cooperativa (come ogni martedì, alle 17.30): il programma è(qui soto il podcast di questa e altre trasmissioni recenti) dedicato al dibattito svoltosi nell’ambito della Conferenza nazionale di Csvnet sul tema “Le disuguaglianze, e come combatterle”, con Sabina Siniscalchi, presidente di Oxfam Italia, e il professor Massimo Baldini, docente di scienza delle finanze all’Università di Modena e Reggio Emilia. Il confronto è stato presentato dalla giornalista Miriam Giovanzana, direttrice della casa editrice Terre di mezzo e già tra i fondatori della rivista Altreconomia.

Ed ecco i podcast delle trasmissioni andate in onda nelle settimane scorse in Fm a Radio Cooperativa

“Le disuguaglianze, e come combatterle” , il podcast di Voci dalel Dolomiti trasmesso a Radio Cooperativa l’8 ottobre 2019.

Innovazione e diseguaglianza sociale: il tema del programma del 18 giugno scorso, che ha proposto una registrazione dal Festival dell’economia

La trasmissione del 24 settembre, prima parte del convegno “Resistenza, nonviolenza, disobbedienza civile (1943-2019, dall’esperienza di allora alle azioni di oggi)”

La trasmissione del 1° ottobre 2019, seconda parte del convegno “Resistenza, nonviolenza, disobbedienza civile (1943-2019, dall’esperienza di allora alle azioni di oggi)”

Intervista con il professor Alberto Castelli sulla figura dell’intellettuale e politico, socialista libertario, russo-italo-francese, Andrea Caffi, la cui famiglia aveva origini bellunesi. Nella seconda parte, intervista con lo scrittore Paolo Cognetti sui temi della montagna e dei suoi libri. Materiali tratti dal’archivio online di Radio Radicale, che ringraziamo.

Ciclabilità in provincia di Belluno: le piste, gli altri percorsi, le connessioni, i circuiti e i progetti. Il punto nella primavera 2019 in un’intervista con Fausto Toccane, presidente dell’associazione Valbelluna Bike.

Le foreste dolomitiche dopo la tempesta Vaia: il convegno (2)Le foreste dolomitiche dopo la tempesta Vaia: il convegno (2)



Ecco il podcast di Voci dalle Dolomiti andata in onda martedì 26 marzo a Radio Cooperativa. Il nucleo del programma è la seconda e ultima parte (qui la prima) delle registrazioni di interventi svolti al convegno “La tempesta Vaia. Disastro o opportunità per le foreste del Nord-Est?”, organizzato a Belluno dalla fondazione Giovanni Angelini – Centro studi sulla montagna, che – come gli altri promotori – merita un caloroso ringraziamento per questa importante iniziativa. Fra gli altri organizzatori figurano il Comune di Belluno; il Dipartimento territorio e sistemi agroforestali (Tesaf) dell’Università degli studi di Padova; la fondazione Teatri delle Dolomiti e la Società italiana di selvicoltura ed ecologia forestale.

“Il convegno dell’8 febbraio scorso – spiega la fondazione bellunese nel suo sito Web – è stata una vera occasione di confronto sulla tempesta Vaia, oltre che sul futuro incerto dei boschi e dell’economia forestale italiana.

Oltre a fare il punto sulle stime dei danni provocati da VAIA, con riflessioni su paesaggio e valori naturalistici dopo la tempesta e considerazioni sui sistemi di utilizzazione del legname danneggiato, si è parlato di pianificazione forestale e analisi dei rischi, di strategie di conservazione per la trasformazione tecnologica e di sfide dei cambiamenti climatici futuri per l’adattamento delle foreste colpite, anche con il proposito che Vaia possa diventare una vera lezione per una «distruzione creativa»”.

Nelle pagine online della fondazione Angelini sono disponibili i video di tutti gli interventi svolti al convegno, che si è tenuto al teatro Comunale.

Tempesta Vaia: recupero dei boschi e condizione della fauna selvaticaTempesta Vaia: recupero dei boschi e condizione della fauna selvatica



La condizione dei boschi e della fauna selvatica a oltre quattro mesi dalla tempesta Vaia che ha travolto le Dolomiti. È stata la pagina principale di Voci dalle Dolomiti, trasmesso il 12 marzo 2019 a Radio Cooperativa.
Nella seconda parte si parlerà della Resistenza nel Bellunese durante l’occupazione nazista e si rievocheranno in particolare alcuni episodi tragici quale l’impiccagione di dieci partigiani al Bosco delle Castagne, il 10 marzo 1945.

Gli alberi abbattuti dal vento e il futuro dei boschi: ripartire con calma nel segno della biodiversità senza ripetere gli errori del passatoGli alberi abbattuti dal vento e il futuro dei boschi: ripartire con calma nel segno della biodiversità senza ripetere gli errori del passato



[riceviamo e volentieri pubblichiamo]

La tavola rotonda sul tema “Dopo le devastazioni, quale futuro dei nostri boschi” tenuta venerdì 7 dicembre a Pieve di Cadore dalle Associazioni firmatarie ha offerto vari spunti per la discussione che, da qui in futuro, si andrà sicuramente sviluppando.

Possiamo così riassumere le prime valutazioni cui sono giunti i relatori Michele Da Pozzo, Luigi Casanova e Cesare Lasen.

 –Di fronte a una bufera di carattere eccezionale con venti anche a200km/h neanche il bosco più “naturale” può resistere, ma è anche vero che le modalità di cura dell’uomo hanno in molti casi reso assai più vulnerabili i nostri boschi. Per motivazioni esclusivamente economiche si è incoraggiato in maniera assolutamente esagerata l’abete rosso, dalle radici superficiali, a scapito di altre specie, si sono così “costruiti” boschi monospecifici e con scarsa biodiversità, radi, con piante tutte della stessa età e conformazione, e pertanto fragili, non in grado di opporsi alla violenza del vento,che così trova facilmente varchi in cui insinuarsi .

–Quel che è successo deve essere occasione di serio ripensamento ed orientare per il futuro le scelte dei forestali, sempre più verso la selvicoltura naturalistica che tiene conto ed asseconda il naturale sviluppo del bosco senza eccessive forzature.

– No quindi a piantagioni generalizzate, ma sì anche alla naturale propagazione dei semi che la natura stessa sceglie meglio, forse, di quanto sappiamo fare noi.

– Dopo i tagli e dopo l’asporto dei tronchi abbattuti, vanno riposizionate le ceppaie rimaste rovesciate con tutta la zolla, al fine di creare dei punti di resistenza a frane e valanghe su versanti rimasti pericolosamente deserti.

–No soprattutto al recupero ad ogni costo dei tronchi: è assodato che incerte zone a rischio anche i tronchi caduti svolgono un’efficace azione di protezione contro frane e valanghe. Inoltre il recupero in versanti esposti, o comunque impervi, costringerebbe ad un gran numero di nuove opere, come piste e strade forestali e teleferiche, che oltre al costo, potrebbero di per sé contribuire negativamente alla stabilità dei versanti.

–Non affidarsi alla fretta e comunque all’emotività: gli alberi non sono “pericolosi”, non sono i nostri nemici, anzi, sono i nostri migliori alleati nella lotta contro i mutamenti climatici in quanto divorano CO2 e la immagazzinano sotto forma di legno. Questi eventi catastrofici hanno definitivamente dimostrato l’infondatezza del luogo comune degli ultimi anni per cui il “bosco che avanza” veniva ritenuto un danno.

–Conseguentemente e logicamente ci si aspetta che tutti i tagli già programmati vengano sospesi per un congruo numero di anni e che vadano rivisti, zona per zona, tutti i piani economici

–Alcuni interventi dal pubblico hanno evidenziato il pericolo di un più che discutibile proliferare di centrali a biomasse per il riscaldamento. Se il contrasto ai cambiamenti climatici diventerà uno degli impegni più urgenti dei governi su tutto il pianeta, bruciare grandi quantità di legno, con liberazione di CO2, polveri sottili e calore, sarebbe un’inaccettabile contraddizione. Finita la devastazione dei torrenti con le centraline idroelettriche, comincerà l’assalto ai contributi per le centrali a biomassa? Bruciare legna non è sempre una scelta ecologica.

–Cerchiamo di considerare quel che è successo anche come una opportunità: reinvestire e ritornare a lavorare il territorio in modo sciente e cosciente: non lasciamo i nostri boschi in mano ai boscaioli macedoni o ai mercanti austriaci!

Le Associazioni avvertono la necessità di una decisa azione di informazione e formazione diffuse, anche per capitalizzare le conoscenze che si stanno diffondendo sulla corretta gestione dei boschi. E quindi dopo questo primo incontro, dal quale uscirà uncontributo anche pratico alle scelte che Sindaci, Enti, Regole e Privati sono chiamati a fare, hanno in programma di affrontare alle radici le problematiche dei mutamenti climatici cercando di rispondere alle domande “Perché si è prodotto tutto questo? E “Siamo ancora in tempo a rimediare?” Interrogativi che saranno oggetto dei successivi incontri in programmazione nei primi mesi del prossimo anno.

13 dicembre 2018

Associazioni:

CIPRA Italia 						 
WWF O.A. Terre del Piave
Mountain Wilderness
Comitato Peraltrestrade Carnia-Cadore
LIBERA Nomi e Numeri contro le mafie Italia Nostra sezione di Belluno Ecoistituto Veneto “Alex Langer”
Gruppo Promotore Parco del Cadore


L’uragano sulle Dolomiti: il racconto di Franco Del Moro. La natura, la montagna, il rispetto, la paura e la distanza salottiera delle metropoliL’uragano sulle Dolomiti: il racconto di Franco Del Moro. La natura, la montagna, il rispetto, la paura e la distanza salottiera delle metropoli



Franco Del Moro, musicista, scrittore e editore (di libri e della storica rivista letteraria Ellin Selae) ha raccontato ai microfoni dell’emittente agordina Radiopiù ciò che ha vissuto nei giorni dell’uragano, dentro casa, a Rivamonte. Del Moro, che vive da circa un anno in provincia di Belluno, ci dona una riflessione vera e cruda di che cosa significa vivere in montagna e fare un’esperienza diretta con la forza della natura che si ribella.

Una riflessione sul nostro ruolo di esseri umani dentro la natura. Una riflessione sull’illusione di poter affidare le nostre vite alla tecnologia: più un bel giorno un vento a 200 all’ora spazza via tutto, tralicci elettrici compresi, e ci ritroviamo al lume di candela, senza collegamenti né virtuali né reali, con il solo calore delle stufe a legna (se ne possediamo almeno una).

Ma nelle remote metropoli in cui si decidono anche i destini delle comunità di montagna la drammaticità di tutto ciò è quasi sempre totalmente incompresa, se non addirittura declinata in forme neoromantiche che gridano vendetta… al cielo.
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Maltempo sulle Dolomiti, le devastazioni e la ricostruzione: intervista con Diego CasonMaltempo sulle Dolomiti, le devastazioni e la ricostruzione: intervista con Diego Cason



Le devastazioni del maltempo e la ricostruzione sono il tema di Voci dalle Dolomiti trasmesso il 6 novembre 2018 a Radio Cooperativa. Ascolteremo l’analisi di Diego Cason, sociologo e attivista del movimento Belluno autonoma Regione Dolomiti.
Al centro della conversazione un esame dei gravi danni, le modalità per un rapido ritorno alla normalità, la necessità di un coordinamento con le province vicine e l’esigenza sempre più evidente di uno status istituzionale differenziato per la montagna bellunese, per elaborare e finanziare politiche adeguate alle criticità di un territorio fragile, complesso e sempre più a rischio spopolamento.

Piogge e vento anche oltre i 200 Km/h hanno colpito buona parte del Bellunese, ma anche vaste zone del Trentino, del Sudtirolo e delle aree montane del Friuli e del Vicentino: foreste abbattute, case scoperchiate, locali allagati dal fango, strade distrutte da frane e esondazioni, acquedotti danneggiati, abbattute dal vento intere linee elettriche di cui da anni si chiede l’interramento.

Ma anche la tragedia di migliaia di animali selvatici morti nelle foreste devastate, come sottolinea Mountain Wilderness, chiedendo la chiusura della caccia in tutte le province colpite.

Il maltempo devastante e la montagna diseredata (anche dai Tg)Il maltempo devastante e la montagna diseredata (anche dai Tg)



Stando a numerosi Tg nazionali trasmessi fra ieri e oggi, sono l’acqua alta a San Marco e gli yacht di Rapallo le immagini simbolo della catastrofe meteo abbattutasi tragicamente su alcune zone d’Italia.
L’impressione è che si fatichi veramente a mettere a fuoco l’idea che a finire veramente in ginocchio (tanto per cambiare) sono le zone di montagna, già largamente abbandonate dalle politiche nazionali (a eccezione di alcune aree con status autonomo e peraltro sempre più nel mirino del neocentralismo che avanza).
È deprimente che i Tg non si concentrino sul filo conduttore drammatico che unisce i territori alpini (per esempio il Bellunese e il Trentino, entrambi devastati da 48 ore in balìa dell’acqua e del vento), che l’informazione non offra all’opinione pubblica un quadro esauriente e unitario di un’emergenza da ricondurre alla più vasta questione montagna.
D’altra parte ricordo pochi anni fa, mentre si preparava la deleteria legge per semidistruggere le Province ordinarie, un ministro che accoglieva come ineluttabile e probabilmente auspicabile lo spopolamento dei paesini di montagna, così scomodi per chi ci vive e per chi deve assicurare loro un minimo vitale di servizi.
In questo Paese (e in Europa pure, salvo poche eccezioni fisiologiche tipo Svizzera e Austria) continua a mancare un discorso serio sullo stato e sulla sofferenza della montagna, sulla necessità di costruire fra l’altro sistemi istituzionali differenziati che consentano agli abitanti decisioni politiche e relativi finanziamenti per assicurare una vita dignitosa fra rocce aspre e strade a rischio.
Reputo, al contrario, altamente probabile che forze politiche di governo possano riproporci discorsi insensati come l’abolizione delle province (fondamentale snodo della democrazia territoriale, già colpito da una riforma folle) e la riduzione sic et simpliciter dei parlamentari (quindi della rappresentanza, naturalmente penalizzando le aree periferiche e meno popolose). La riduzione del numero di deputati e senatori potrebbe avere un senso, certo, ma solo nel quadro di una riforma federale che assicuri il massimo di autogoverno locale e un’articolazione reticolare delle istituzioni che, parallelamente al dimagrimento parlamentare, trasferisca poteri reali da Roma alle periferie.
Forse per vedere un barlume di una simile profondità di pensiero ci vorrebbe per i numerosi eletti metropolitani di governo e di opposizione un annetto di soggiorno montano nei paesi in quota, fra torrenti in piena, vento che soffia, alberi che cadono e viveri che scarseggiano, magari al freddo fra un blackout e l’altro e con le strade interrotte da frane e alluvioni.
Forse.

Franceschini e “Accadueò”: in un romanzo la lotta contro l’ipersfruttamento idroelettrico dei torrentiFranceschini e “Accadueò”: in un romanzo la lotta contro l’ipersfruttamento idroelettrico dei torrenti



Ecco il podcast di Voci dalle Dolomiti andata in onda ieri, martedì 23 ottobre 2018, in Fm e in streaming a Radio Cooperativa.
In programma la presentazione del libro di Ezio Franceschini, “Accadueò” (LFA Publisher editore), svoltasi nell’ambito del festival Oltre le vette, a Belluno.
Grazie alla collaborazione fra il nostro programma e il festival bellunese, proponiamo la registrazione dell’incontro, cui hanno partecipato l’autore del libro, la giornalista Michela Canova e il curatore di Oltre le vette, Flavio Faoro.

Il romanzo – si legge nella nota dell’editore – racconta attraverso la vicenda di un oscuro collaboratore di un quotidiano locale la battaglia contro lo sfruttamento dell’acqua a uso idroelettrico sui torrenti di una montagna veneta dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.
In questo contesto, riferito agli anni della recente crisi economica, si innesta lo stato di una montagna spezzata in due dopo la seconda guerra mondiale (una povera e l’altra ricca) e dove sembra riaffiorare la questione altoatesina attraverso un personaggio di madre tedesca e padre italiano che nel 1961 ha partecipato alla “Notte dei fuochi” e ora, già anziano, organizza sabotaggi alle centraline idroelettriche che devastano l’habitat naturale, ma che per le società di sfruttamento rappresentano un business appetibile per via degli incentivi destinati alle energie rinnovabili. Una devastazione a cui si oppongono anche i “custodi dell’acqua”, un movimento antagonista che della difesa delle acque libere ha fatto la sua bandiera.

Ezio Franceschini, veneziano, dal 2001 vive e lavora a Belluno dove svolge attività di giornalista e organizzatore e curatore di eventi letterari e culturali per enti e associazioni. Collabora con quotidiani e riviste di settore, biblioteche e istituti di ricerca e scolastici. Nel 2015 ha vinto il secondo premio al Festival Letterario Città di Arcore con il romanzo “La botte di Hemingway”.

Sempre grazie a Oltre le vette, nelle settimane scorse abbiamo trasmesso la registrazione di un altro incontro incentrato su un libro che affronta la questione dell’acqua in montagna e dello sfruttamento idroelettrico: “Radici liquide”, un viaggio-inchiesta a cura di Elisa Cozzarini.

Dal Mediterraneo alle Dolomiti, passando per Riace. La montagna si spopola ma sa accogliereDal Mediterraneo alle Dolomiti, passando per Riace. La montagna si spopola ma sa accogliere



Il podcast di Voci dalle Dolomiti andata in onda ieri a Radio Cooperativa. Nel programma viene presentata l’iniziativa Dal Mediterraneo alle Dolomiti, passando per Riace“, in programma venerdì e sabato (19 e 20 ottobre), a Belluno, alla Casa Dei Beni Comuni. Seguirà la seconda parte dell’incontro, svoltosi a Ferrara, dedicato alla figura del pensatore, attivista e politico ecologista Alex Langer cui ha partecipato, fra gli altri, l’esponente dei verdi e già senatore Marco Boato, amico dell’europarlamentare sudtirolese scomparso nel 1995.


Ecco il comunicato di presentazione dell’iniziativa SPOP 2: Dal Mediterraneo alle Dolomiti. Passando per Riace organizzata da Casa Dei Beni Comuni e Mediterranea Saving Humans.

Due giorni di dibattito e comunità intorno al tema delle migrazioni e dello spopolamento.
All’inizio di quest’anno identificammo nella lotta allo spopolamento una delle urgenze, utile a comprendere e necessaria per cambiare questo territorio. La crudezza dei dati demografici della provincia bellunese- che nel frattempo non sono cambiati- restituiva una realtà assai difficile; erano necessarie battaglie comuni in grado di determinare scelte politiche rapide.
Consapevoli di aver a che fare con una classe politica abituata a ragionare a corto raggio, avevamo dato avvio a un percorso di riflessione (SPOP!, era il 17 marzo) e di pratiche di lotta condivise, per offrire una risposta inclusiva ai molti motivi per cui dal bellunese (specie dalle terre alte) è preferibile andarsene. Lo avevamo fatto con voci che portavano punti di vista differenti, dalla valorizzazione del territorio alla gestione virtuosa dell’accoglienza.
Uno dei nodi era chiaramente la questione dell’immigrazione e della sua gestione (spesso esemplare, in questo territorio). Sembrano passati, da allora, dei secoli. Viviamo nei giorni bui dello stop al modello Riace con gli arresti domiciliari del sindaco Mimmo Lucano e, soprattutto, dell’orribile decreto Sicurezza, a firma Salvini.
Sostenevamo, alla fine di quel percorso, che in aree dove la popolazione attiva cala drasticamente, ogni politica che scoraggi o blocchi l’arrivo di nuovi abitanti sul territorio è nemica della montagna.
Oggi, le misure del Decreto Sicurezza smantellano completamente tutti gli aspetti più funzionali del sistema dell’accoglienza, peraltro cancellando progettualità lavorative e posti di lavoro.
Il decreto prevede l’abrogazione del riconoscimento del permesso umanitario, l’allargamento delle possibilità di detenzione nei CPR anche per i richiedenti asilo, il prolungamento dei tempi di trattenimento per gli irregolari da 90 a 190 giorni, lo stravolgimento e l’attacco al sistema Sprar con il ritorno alla logica fallimentare dei “grandi centri”, la limitazione del diritto di difesa con l’eliminazione del gratuito patrocinio.
E’ su tali premesse che abbiamo pensato di organizzare un altro contributo dal basso, il primo passo di un percorso a partire dal tema dell’accoglienza negata, e della morte dei territori, al tempo del Decreto Salvini.
Si chiama SPOP 2: Dal Mediterraneo alle Dolomiti. Passando per Riace, ed è il nostro modo di fare il punto sulla situazione e di sostenere il progetto di Mediterranea. Saving Humans, la nave italiana partita dalle nostre coste per raggiungere il Mare Mediterraneo e svolgere un’attività di monitoraggio, testimonianza e denuncia, nonché di salvataggio.
Venerdì 19 ottobre, presso la Casa Dei Beni Comuni, alle ore 20.30 vi invitiamo pertanto a discutere di immigrazione e Decreto Sicurezza, della necessità della disobbedienza civile, tenendoci insieme anche lo spopolamento e una provincia che muore poco a poco.
Argomento del dibattito sono le conseguenze del Decreto Sicurezza sulla vita dei territori, nella sua dichiarazione di guerra ai migranti ma anche di guerra al dissenso e alle lotte, comprese quelle contro la povertà- al di là dei mirabolanti proclami del vicepremier.
Citando esempi che hanno funzionato, tenendo ben presente l’attacco a Mimmo Lucano e al modello Riace ne parleremo con:
Alessandra Buzzo, sindaca di Santo Stefano di Cadore;
Ousmane Aboubacar Malam Sidi, mediatore culturale nella cooperativa Cadore s.c.s.;
Vittoria Scarpa, coordinatrice del progetto CAS della cooperativa Caracol (VE);

Sabato 20 ottobre (alle 20.30) dedichiamo poi la nostra cena sociale a Mediterranea Saving Humans.
Saranno presenti alcuni degli attivisti del progetto, che ce ne racconteranno la genesi; verranno raccolti fondi e risorse per sostenerlo.
Mediterranea è una piattaforma di realtà della società civile ma anche una “azione non governativa” portata avanti dal lavoro congiunto di organizzazioni di natura eterogenea e di singole persone, aperta a tutte le voci che da mondi differenti, laici e religiosi, sociali e culturali, sindacali e politici, sentono il bisogno di condividere gli stessi obiettivi di questo progetto.
Come invita a fare l’appello di Melting Pot: “È il momento di agire, di coprire le urla e gli slogan razzisti, di difendere i diritti acquisiti e rivendicarne di nuovi”. Per tutti. Anche questa è lotta allo spopolamento.