Da un lato esponenti di primo piano del Pd che si superano e sfiorano il ridicolo affermando che la riforma costituzionale Renzi-Boschi tutela la montagna bellunese; dall’altro la maggioranza di governo delle autonomie in Trentino e in Alto Adige (Pd e Svp in testa) che si sbraccia a propagandare il sì alle modifiche costituzionali che penalizzano tutte le altre Regioni e Province (ordinarie), mentre blindano e rafforzano i soli statuti speciali, quelli che erano già privilegiati.
Lo scenario in cui tutto ciò è maturato deriva dalla fragilità dei numeri del governo Renzi al Senato: senza il supporto dei parlamentari trentini e sudtirolesi la maggioranza traballerebbe spesso e volentieri, ecco dunque che in cambio dell’assoluta fedeltà nel voto di leggi che affossano le autonomie altrui, deputati e senatori del centrosinistra trentino e bolzanino hanno ottenuto una totale immunità per i loro territori nella riforma del titolo V della Costituzione, quella che toglie poteri alle comunità locali (fra gli altri su capitoli quali energia e grandi opere) e li trasferisce a Roma, allo Stato (a meno che i cittadini in questione non abbiano appunto la fortuna di risiedere nelle aree autonome).
Davvero un capolavoro di incoerenza per i rappresentanti del Trentino e del Sudtirolo (compresi gli esperti accademici di minoranze e federalismo): per decenni hanno predicato che le loro autonomie erano modelli cui doveva ispirarsi una riforma dell’architettura nazionale, che tutti i territori avevano il dirito di aspirare a uno status simile; poi in un anno o poco più questi presunti autonomisti (che in realtà sembrano appartenere più alla cifra dell’egocentrismo pavido che a quella dell’autogoverno locale) hanno contribuito al massacro del decentramento democratico attuato dagli ultimi governi, prima con la riforma Delrio contro le Province, poi con il deturpamento della Carta fondamentale.
Quanto a Belluno, il risultato è che se passasse la riforma perderebbe anche l’ultima speranza, riposta nell’ancoraggio costituzionale della Provincia ordinaria. Sarebbe la desertificazione conclamata per una delle aree alpine bastonate dal legislatore nazionale, da uno Stato centralista che da anni mena il can per l’aia ma in realtà nega con decisione uno status istituzionale autonomo, forse anche perché intende mantenere e estendere il controllo sulle risorse naturali (vedi questione idroelettrica).
Sulla vicenda e sul ruolo dei nostri vicini dolomitici interviene di nuovo, con un comunicato, il movimento Bard, Belluno autonoma Regione Dolomiti, per ribadire il deciso no al referendum del 4 dicembre malgrado i rapporti di collaborazione e di amicizia con esponenti Svp schierati invece ora per il .
Ecco la nota del Bard
REFERENDUM COSTITUZIONALE
“NO ORGOGLIOSO SENZA TIMORI E SUDDITANZE”
“Questa riforma costituzionale è un’iniziativa centralista che non porta nessun beneficio al territorio bellunese, e per questo la bocciamo e continueremo a farlo, nonostante le posizioni del SVP e dell’onorevole Dorfmann”.
A chiarire la posizione del movimento Belluno Autonoma Regione Dolomiti è la presidente Alessandra Buzzo: “Il nostro è un movimento che fa dell’autonomia, anche di azione e di pensiero, il suo fondamento. Sappiamo da tempo che la posizione dei sudtirolesi è a favore di questa riforma, che li tutela maggiormente, ma questo non vuol dire che ci accoderemo a loro su questo fronte”.
“Non è una spaccatura dell’alleanza, – chiarisce Buzzo – tanto più che con Dorfmann continuiamo a collaborare per aprire Belluno all’Europa, sotto il profilo politico e infrastrutturale, come con il progetto del Treno delle Dolomiti. Lui stesso ha ammesso che questa riforma non garantisce alcuna tutela e autonomia ai territori ordinari, aggiungendo che il Bellunese ha bisogno di interventi normativi per ridurre il gap con la pianura e con i vicini”:
“Insomma, – conclude la presidente – ognuno guarda al benessere del proprio territorio, e se gli altoatesini pensano ai loro interessi, noi dobbiamo fare altrettanto; le nostre strade divergono in questa battaglia, ma dal 5 dicembre tornerà tutto alla normalità. Se qualcuno pensa che rinunceremo ai nostri ideali per ripiegare sulle posizioni del SVP, si sbaglia di grosso; anche chi cerca di confondere le acque, sperando di creare spaccature nel movimento e nelle nostre alleanze o di conquistare qualche “sì” nel bacino di voti che il Bard ha contribuito a portare all’onorevole Dorfmann, ha sbagliato obbiettivo: la nostra campagna per il no continuerà in piena autonomia, raggiungendo tutti gli angoli della provincia, per spiegare ai bellunesi che da questa riforma non arriverà nulla di buono per il nostro territorio”.